Interpretare un personaggioInterpretare un personaggio o più personaggi? Questo il mio dilemma da quando ho cominciato a scoprire l’arte del burlesque.

Abitualmente le performer scelgono una “traccia” sulla quale lavorare. Danno un’identità al loro personaggio e portano in scena tutte le possibili espressioni dello stesso personaggio. La cosa è davvero molto interessante…

Per trovare il proprio personaggio all’inizio si sperimenta molto nelle varie possibilità che ci sono o si cerca anche di trovare qualcosa di nuovo. Comunque ad un certo punto si prende una direzione e questo personaggio comincia a prendere forma, una forma che ci accompagnerà per tutto il percorso artistico, crescendo e modificandosi con noi, ma restando fedele ad una “traccia” che abbiamo scelto per il nostro personaggio.

Nei miei corsi di secondo anno per prima cosa affronto questa tematica, cercando di indirizzare le ragazze verso “loro stesse”. Propongo non solo esercizi di mimo, ma anche di scrittura al fine di definire il più possibile l’identità del loro personaggio.

Per quanto riguarda me, quando ho cominciato col burlesque avevo tanta voglia di sperimentare, e un solo personaggio mi stava assai stretto. Ero davvero riluttante all’idea di dover scegliere una sola cosa e portare avanti lo stesso discorso per tutta la mia vita artistica. Tutto sommato anche il mio carattere è piuttosto incostante ed incline alla sperimentazione.

Il mio primo personaggio fu la fata Smemorina, in un pezzo che propongo ancora oggi ma che nel tempo è cresciuto; su YouTube è presente la prima versione (The Fairy). Grazie a questo primo act, capii che mi sarebbe piaciuto prendere la direzione della fantasia. Ma prima di esserne convinta volevo sperimentare il burlesque classico, volevo fare la diva. Così preparai un pezzo sul brano “Black Coffee” di Julie London. Act che ho portato in giro per un po’, ma mi è servito solo a sperimentare…non era decisamente quella la mia direzione!

Subito dopo mi venne in mente “The Magician“, un pezzo comico su un mago un po’ goffo che perdeva un fazzoletto. Da qui cominciai a divertirmi. Nacquero poi “The Witch in Love” e “It’s Allright“, rispettivamente una strega che non riesce a sedurre un mago e una donna che prende simpaticamente in giro il suo pubblico.

Avevo trovato la mia strada!

Candy Bloom diventò definitivamente un personaggio comico/circense che, attraverso le sue performance, prende in giro se stessa e porta un messaggio di superamento degli stereotipi di femminilità imposti dai media. Una donna che prende coscienza di se e si espone senza mai prendersi troppo sul serio.

Successivamente ho continuato a lavorare sui personaggi della fantasia, come clown (The Clown) e streghe (The Bad Witch). Lasciando aperte molte strade espressive pur rimanendo fedele al personaggio ed al messaggio che intendo inviare come artista.

Questo continuo a farlo e cerco di trasmettere alle mie allieve la necessità di portare un messaggio specifico attraverso il burlesque, perché l’arte non sia fine a se stessa, ma dica qualcosa, apra ad un nuovo pensiero ed un dialogo col pubblico. Insomma cercando dei canali espressivi divertenti che vogliano contestualmente far riflettere.

Certo nelle mie performance ognuno può leggere quello che vuole, ci sarà sempre chi coglierà soltanto l’aspetto ludico di intrattenimento, ma, confrontandomi con il mio pubblico, mi sono resa conto che il messaggio, in un modo o in un altro, comunque passa.

E’ chiaro che più vado avanti e più si complicano le cose, perché mano a mano mi necessita sempre più la collaborazione di vari professionisti, come coreografe, registi, autori, mimi o insegnanti specifiche di burlesque. Ma tutto questo rende la preparazione di un act sempre più interessante, perché tante volte mi trovo a confronto con artisti che mi suggeriscono delle modifiche o una differente visione che non avevo considerato. In questo modo mi sembra di sposare sempre maggiormente l’idea che ho io dell’arte e cioè che è pura comunicazione e che solo attraverso il confronto con altri artisti si possono creare performance davvero interessanti.

Foto: Paola Astuto