Il corpoIl petto, le braccia, le mani … cosa è più importante secondo voi quando si fa un pezzo burlesque? Come scegliere? Tutto è importante, ma prima di tutto questo ci vuole l’anima.

Durante i corsi di burlesque ho delle lezioni specifiche che tendono a dividere le parti del corpo. Questo è molto importante sia per imparare a muovere separatamene ogni singola parte, sia per portarci attenzione e quindi consapevolezza. Il fatto è che fino a quando siamo avanti allo specchio è più o meno semplice controllare i nostri movimenti (anche se porteremo comunque l’attenzione soltanto a quello che stiamo muovendo e non a quello che resta fermo), ma quando lo specchio non c’è più, l’unica possibilità è avere l’abitudine di mantenere una consapevolezza del movimento. Danzando o facendo esercizi di mimo, ogni parte del corpo deve essere in armonia, ma quello che accade spesso è che portiamo attenzione solo all’arto che sta sviluppando l’azione, e dimentichiamo il resto del corpo. Questo crea una disarmonia che dal pubblico viene percepita e crea un disturbo all’intera esecuzione della performance.

La prima cosa da “inseguire”dunque è l’armonia totale del corpo. Ogni gesto deve essere studiato nel dettaglio e non bisogna mai dimenticare che siamo una totalità che fa un’azione, non una parte del corpo. Quando facciamo un azione, nella vita di tutti i giorni, abitualmente siamo concentrati in quello che stiamo facendo ed automaticamente tutto il corpo collaborerà alla giusta riuscita dell’azione. Quando siamo in scena, invece, mattiamo in atto una finzione, che deve però essere credibile come se fosse qualcosa di vero. Quindi si comincia spezzettando il corpo in modo da rendersi conto di quello che accade ad ogni singola parte del corpo mentre facciamo i movimenti. Questo è necessario perché la nostra abitudine a fare le cose in maniera automatica, ci fa distogliere l’attenzione da “come” queste azioni si stiano sviluppando.

Per esempio se devo partecipare ad una gara di corsa, in automatico muoverò gambe e braccia in modo da dare al mio corpo il maggior dinamismo possibile per andare più veloce. Mi sarò allenata tanto da aver affinato la tecnica al punto che il mio corpo risponderà automaticamente con tutti i  muscoli mossi nel miglior modo possibile per raggiungere il risultato richiesto. Il mio coinvolgimento sarà totale, se intendo vincere la gara.

Quando però devo portare in scena l’idea di vincere una gara di corsa la mia testa sa’ che è una finzione e dovrò quindi concentrarmi molto di pi§ per essere credibile, fino a convincermi di essere realmente in una gara perché le mia azioni risultino autentiche.

Questo ovviamente si complica maggiormente quando devo portare in scena una storia dove avvengono molti passaggi e ci sono molte emozioni da trasmettere. E’ fondamentale quindi avere prima di tutto una totale consapevolezza del nostro corpo, in modo da sapere esattamente tutto quello che sta accadendo esteticamente mentre svolgo la mia azione. Con questi esercizi di separazione questo avviene, col tempo e con l’allenamento.

In seconda battuta poi si deve lavorare sulle emozioni e su come esprimerle. Faccio un altro esempio: mettiamo il caso che io debba fare una scena nella quale alzo un coltello con l’intenzione di ferire qualcuno. Una cosa è alzare il braccio col coltello in mano, tutta’altro è protendere il corpo verso il coltello alzato e il braccio in modo da dare un’intenzione leggibile in tutta la persona.

Detto e imparato tutto questo, che è solo la parte tecnica, possiamo metterci “l’anima”. Nel senso che l’azione scenica, per essere credibile, deve essere espressa prima dentro di noi con grande sicurezza. Dobbiamo provare un’emozione mentre facciamo l’azione, in caso contrario al pubblico non arriverà nulla…

L’anima è quello che non si vede, ma è la stessa cosa che ci fa arrivare immediatamente al cuore del pubblico. E’ quello che fa brillare i nostri occhi quando siamo in scena e che ci rende magnetiche. Il fatto è che per arrivare a metterci l’anima, la tecnica deve essere così chiara al nostro corpo che potremo anche metterci una forte emozione, senza che questa ci distragga da quello che stiamo facendo materialmente. Senza tecnica l’anima diventa emotività, con la tecnica diventa “un pezzo che spacca!”

PH Alessandro Gatto