Ecco l’annosa questione: Culotte, perizoma o mutandine?
I “puristi” del burlesque vorrebbero la cuolotte o, meglio ancora, le tristi mutande degli anni ’50. Gli stessi vorrebbero musiche ed abbigliamento non oltre gli anni ’50. Ma, giustamente, ogni artista si regola come meglio crede.
Dico giustamente perché il burlesque è un arte teatrale che, attraverso il circo, è andata trasformandosi nel tempo, prendendo in prestito tante cose da tante altre arti…allora perché limitarla? A mio avviso esistono degli standard da rispettare, ma bisogna comunque dare spazio all’arte ed alla fantasia delle artiste che si esibiscono.
(Nella foto delle mutandine che ho realizzato per il prossimo lavoro di Amira Rose)
Gli standard restano: prima di tutto il divieto assoluto della nudità integrale, e poi tutta una serie di movimenti, di passi, di atteggiamenti, di stili di danza, di sguardo e di rapporto col pubblico che non devono assolutamente mancare. Voglio aggiungere che il burlesque nasce come arte comico/umoristica, ma il new burlesque ha già ampiamente sdoganato un tipo di arte meno comica è più provocatoria/sensuale…allora perché restare legati anche agli standard di musica e costumi?
C’è anche da dire altro a riguardo: in Italia non sarebbe mai nato il new burlesque, è stato accettato e riproposto perché proveniente dagli Stati Uniti…e allora: perché tutto quello che viene da lì viene accettato ed accolto con entusiasmo e tutto quello che ci inventiamo da sole deve essere snobbato e criticato? Certo, anche il perizoma ed il C-string provengono dall’America, in caso contrario temo che le artiste italiane sarebbero state messe di sicuro alla gogna.
Terminato lo sfogo critico, torniamo alla questione di base.
Credo che ogni artista debba sentirsi libera di scoprire quello che vuole. Qualcuna è più “esibizionista”, altre meno, ma scoprire o meno il sedere non fa certo la differenza in un act fatto ad arte, con gusto e con la giusta mimica o la giusta danza.
Sono d’accordo sul veto alla nudità integrale soltanto perché, in caso contrario, non ci sarebbe più nessuna differenza con lo srip tease, se non il fatto che ci si muove in maniera differente.
Qualcuno potrebbe farne una questione di buono o cattivo gusto, o avanzare l’opinione che non tutti i “lato B” sono adatti al perizoma…ma allora tutta la storia della libertà di espressione, delle donne belle per come sono, del superamento dei tabù, del “amiamoci per come siamo” e mostriamoci per quello che siamo…sono soltanto chiacchiere?
Per quanto mi riguarda, preferisco indossare culotte e mutandine, ma lascio alle colleghe che dirigo come regista ed alle mie allieve, l’assoluta libertà di scegliere. Certo, per quanto riguarda le allieve, insegno loro che col perizoma è meglio evitare dei movimenti, ma non lo pongo come veto, in quanto credo che alcuni movimenti sia meglio evitarli a prescindere da quello che si indossa, ma se in un dato momento del loro pezzo quel movimento si rende necessario per esprimere un concetto in particolare…allora perché no?
Il burlesque è una potentissima arte di comunicazione, che possiamo adoperare in maniera esclusivamente ludica o in maniera artistica più profonda, cercando di passare dei messaggi. In entrambi i casi, però, deve rimanere una libera espressione personale.
Che siate d’accordo o meno…fatemelo sapere nei commenti 😉
Vi condivido qui un video dell’immensa Dirty Martini (in un omaggio a Jennie Lee e Mae West), grandissima amante del perizoma e che ha fatto dell’arte del burlesque un mezzo provocatorio, che, attraverso l’ironia, manda dei precisi messaggi a chi vuole intenderli…ma per chi vede il burlesque soltanto come arte ludica, lei rappresenta anche tanto tanto divertimento.